A Roma censurato il cartellone contro l’aborto selettivo.
Vietato dire l’ovvio. Vietati i cartelloni anche alla manifestazione di pro vita: Filippo Savarese che li portava è stato fermato.. L’aborto è un “diritto”, ci dicono. Qui ci sarebbe molto da dire, ma lo saltiamo. I cartelloni non chiedevano un cambiamento della legge, che pure in democrazia dovrebbe essere un diritto. È lecito chiedere una campagna che sensibilizzi contro l’aborto selettivo? Aborto che si fa dopo amniocentesi o ecografia, quindi su un feto già in grado di succhiarsi il pollice e riconoscere la voce della madre, un feto sano non nato da uno stupro, considerato indegno di nascere in quanto femmina. L’aborto selettivo fatto perché è lecito considerare le donne esseri che è meglio non nascano sta destabilizzando paesi dove non ci sono più abbastanza donne. L’aborto selettivo vieta il diritto elementare di una donna di diventare madre, qualsiasi sia il sesso del nascituro. Che sia un diritto o no, abortire, non era nemmeno il tema dei cartelloni. Non era quello il punto. È un diritto certo, inoppugnabile, portare una pelliccia, un diritto allevare animali, un lavoro lecito fabbricare indumenti a partire dalle loro pelli. Eppure cartelloni che trattano da criminali coloro che portano una pelliccia o cittadini che lavorano nel settore ci hanno inondato, i figli dei padri che fanno i macellai o i pellicciai preferiscono dire che i padri fabbricano metaanfetamina. La Siberia e l’Uzbejustan sono sprofondati nella disoccupazione, gli uomini hanno abbandonato la terra e il lavoro dei padri perché il mercato è crollato. Hai ucciso un animale per venderne la pelle come migliaia di anni di tuoi antenati? Non ti sarà perdonato. L’aborto è un “diritto “che non può essere criticato, nemmeno quando è evidente, come per l’aborto selettivo, che è un’impostazione che la donna subisce dalla sua società, dal marito, dai suoceri. La libertà di parola è una burla. Nella nostra società è una burla. Chi tocca temi intoccabili viene denunciato per diffamazione anche se ha detto la verità, perseguito. Più si una volta auto della polizia sono andate a controllare l’attivista pro vita @Gianluca Martone che distribuiva volantini davanti agli ospedali : un pericolo pubblico. Perché è permesso criticare diritti inoppugnabili, mangiare carne, portare una pelliccia o anche le scarpe di cuoio, e l’aborto non può essere criticato, con cartelloni che dicono verità inoppugnabili? La risposta è ovvia.